Zimmermann, D'Aquila & Beethoven

Nayden Todorov, direttore

Carlo Torlontano, corno delle Alpi 

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    27 Maggio 2022

    Ore

    21,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    28 Maggio 2022

    Ore

    17,30

    Durata

    70min.

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Programma

  • Anton Zimmermann
    Široká Niva 1741 - Bratislava, 1781

    Sinfonia Pastoritia per corno delle Alpi e orchestra d'archi

    Introduzione.Adagio

    Presto

    Andante, Tempo Di Hanaco

    Finale. Presto

     

    Nato a Široká Niva, cittadina della Slesia, facente parte oggi della Repubblica Ceca,  Zimmermann, dopo aver compiuto gli studi musicali nella città natale, ottenne presso la cattedrale di Königgrätz (oggi Hradec Králové sempre nella Repubblica Ceca) l’incarico di organista che lasciò nel 1770 per stabilirsi a Preßburg, vecchio nome di Bratislava e all’epoca capitale dell’Ungheria. Qui Zimmermann, dopo aver fatto rappresentare un Singispiel, Narcisse e Pierre (1772) e aver svolto l’attività di violinista, compositore e direttore d’orchestra, ottenne nel 1776 l’importante posto di maestro di cappella e di compositore di corte presso il conte József Batthyány, arcivescovo, poi cardinale e primate d’Ungheria. Presso la sua corte Zimmermann poté disporre di un’orchestra di 24 musicisti eccezionali della quale fecero parte il contrabbassista Johannes Matthias SpergerAlbrecht Schaudig il quale, oboista presso la cappella dei conti Esterházy, aveva lasciato Haydn per lavorare con Zimmermann. Si deve molto probabilmente a lui l’errata attribuzione ad Haydn di una Sinfonia in do maggiore di Zimmermann che, ancora nel 1939, veniva stampata con il nome del compositore austriaco. Piuttosto vasta è la produzione di Zimmermann che consta di 276 lavori, tra cui ben 39 sinfonie, di cui diverse furono attribuite ad Haydn, una a Sammartini e un’altra a Pleyel.

    Non si conosce con precisione la data di composizione della Sinfonia pastoritia il cui organico prevede la presenza del corno delle Alpi, strumento pastorale antichissimo dalla particolare forma, utilizzato per richiamare gli animali al pascolo o per emettere messaggi codificati anche a distanza. Pur essendo uno strumento naturale che emette, quindi, solo ed esclusivamente suoni armonici,  il corno delle Alpi ha, infatti, uno sviluppo di suono notevole tale da poter essere udito a distanza. In quattro movimenti, questa sinfonia si apre con un Adagio introduttivo nelle cui prime battute si sente un tema che anticipa quello del Finale della Pastorale di Beethoven. In questo movimento iniziale gli archi vengono interrotti da sporadici interventi del corno la cui presenza appare maggiore nella parte finale. Seguono un brillante Presto, un elegante Andante e un altrettanto brillante Presto nel quale si instaura un interessante dialogo tra il corno delle Alpi  e l’orchestra.  

     

    Durata: 9'

    Giovanni D'Aquila
    Grotte (Agrigento), 1966

    The great Horn of Helm per corno delle Alpi e orchestra

    Strumento lungo più di 3 metri, inventato nel XIV sec. e assurto a simbolo delle Alpi svizzere, il Corno delle Alpi, che fu utilizzato inizialmente dai mandriani per guidare le greggi nelle stalle, già dal XVIII sec, ha iniziato a ritagliarsi un suo posto nel repertorio sinfonico. Questo strumento, così particolare e al tempo stesso affascinante per il suo suono potente, ma perfettamente modulabile, ha attirato l’attenzione del compositore siciliano Giovanni D’Aquila, le cui composizioni sono regolarmente eseguite in importanti stagioni concertistiche ed inserite in varie produzioni discografiche, tanto da indurlo a scrivere per esso due concerti: The great Horn of Helm (2003), oggi in programma, e Rohan (2006), entrambi dedicati a Carlo Torlontano. Eseguito per la prima volta nel 2003 in Sicilia nella splendida cornice della Valle dei Templi di Agrigento, The great Horn of Helm ha goduto di una grande fortuna superando, a circa 20 anni dalla sua composizione, le 100 esecuzioni sia in Italia che all’estero (Austria, Belgio, Cina, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia,Francia, Germania, Giappone, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Principato di Andorra, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Ungheria).    

    In un unico movimento, il concerto si ispira ad un episodio del secondo volume della saga del Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien e in particolar modo all’assedio della fortezza di Helm in cui a fronteggiarsi sono le forze del bene e del male per affermare il carattere deleterio della guerra che corrompe e distrugge tutto senza alcuna motivazione razionale. In quest’episodio a riecheggiare è proprio “Il grande corno di Helm” il quale sostiene, con la sua forza evocativa, gli assediati permettendo loro di resistere fino all’arrivo dei rinforzi e alla vittoria finale che, tuttavia, si presenta amara perché ottenuta pagando un altissimo prezzo di sangue.

    Durata: 11'

    Ludwig van Beethoven
    Bonn, 1770 - Vienna, 1827

    Sinfonia n.6 in fa maggiore op. 68 "Pastorale"

    Allegro ma non troppo

    Andante molto mosso

    Allegro

    Allegro

    Allegretto

     

    La Sesta sinfonia di Beethoven, meglio conosciuta come Sinfonia “Pastorale”, fu concepita probabilmente nel 1802, anno in cui era stato eseguito, per la prima volta, l’oratorio di Haydn, Le Stagioni, nel quale erano descritti paesaggi naturali e la vita campestre; Beethoven, amante della natura, non si lasciò sfuggire l’occasione di comporre un lavoro a sfondo pastorale, ma alla forma dell’Oratorio preferì quella sinfonica per non subire imposizioni da un testo letterario. In questa sinfonia, tuttavia, Beethoven non si limitò a una semplice descrizione della natura, ma si propose lo scopo, come egli stesso scrisse, di far sì che essa, grazie alla magia degli strumenti musicali, manifestasse solo sentimenti; egli stesso annotò, inoltre, che l’ascoltatore doveva essere capace di scoprire da sé le varie situazioni e formarsi un ideale di vita campestre senza bisogno di ricorrere a titoli per risalire con l’immaginazione alle intenzioni del compositore. La sinfonia, dedicata al principe Lobkowitz e al conte Rasumovsky, fu iniziata nell’estate del 1807 e, terminata nel maggio del 1808, fu eseguita per la prima volta, sotto la sua direzione, insieme alla Quinta e ad altri lavori in un lunghissimo concerto tenuto a Vienna, al Theater an der Wien, il 22 dicembre 1808. L’accoglienza del pubblico fu piuttosto fredda anche per la lunga durata dell’Accademia che comprendeva oltre alle due sinfonie, una Scena e aria, cantata da Mademoiselle Killishky, un Gloria, il Concerto n. 4 op. 58 per pianoforte e orchestra, un Sanctus con solista e coro e la Fantasia op. 80 per coro, pianoforte e orchestra. A tale proposito è significativo quanto scrisse il compositore Johann Friedrich Reichardt che, ospite del principe Lobkowitz, assistette al concerto:

     

    “Vi siamo stati a sedere dalle sei e mezza fino alle dieci e mezza in un freddo polare, e abbiamo imparato che ci si può stufare anche delle cose belle. Il povero Beethoven, che da questo concerto poteva ricavare il primo e unico guadagno di tutta l’annata, aveva avuto difficoltà e contrasti nell’organizzarlo. […] Cantanti e orchestra erano formati da parti molto eterogenee. Non era stato nemmeno possibile ottenere una prova generale di tutti i pezzi, pieni di passi difficilissimi. Ti stupirai di tutto quel che questo fecondissimo genio e instancabile lavoratore ha fatto durante queste quattro ore. Prima una Sinfonia Pastorale o ricordi della vita campestre pieni di vivacissime pitture e di immagini. Questa Sinfonia Pastorale dura assai di più di quanto non duri da noi a Berlino un intero concerto di corte. […] Poi, come sesto pezzo, una lunga scena italiana […] Settimo pezzo: un Gloria, la cui esecuzione è stata purtroppo completamente mancata. Ottavo brano: un nuovo concerto per pianoforte e orchestra di straordinaria difficoltà […]. Nono pezzo: una Sinfonia [la Sinfonia n. 5 op. 67]. Decimo pezzo: un Sanctus […]. Ma al concerto mancava ancora il “gran finale”: la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra. Stanchi e assiderati, gli esecutori si smarrirono del tutto”.

     

    Lo stesso Beethoven evidenziò le difficoltà incontrate durante l’esecuzione del suo concerto, ma scrisse anche che il pubblico lo aveva gradito. Leggiamo, infatti, in una lettera del 7 gennaio 1809:

     

    “Ci sarà forse qualche articolo offensivo nella Musikalische Zeitung (Gazzetta musicale) a proposito del mio ultimo concerto. Io non pretendo che si sopprima tutto quello che si dice e fa contro di me, ma occorre sapere che qui nessuno ha più nemici di me; e lo si capisce tanto meglio quando si vede quanto vada peggiorando lo stato della musica. Abbiamo direttori che ne capiscono di direzione tanto quanto ne capiscono di educazione – e al Theater an der Wien c’è veramente di peggio – è lì che ho dovuto dare il mio concerto e mi hanno piazzato ostacoli da tutte le parti. Mi hanno giocato un orribile scherzo, per puro odio nei  miei confronti, perché il signor Salieri ha minacciato di espulsione tutti i musicisti della sua compagnia che avessero suonato per me; eppure, malgrado alcuni gravi errori che non potevo prevenire, il pubblico ha accolto tutto con il più grande entusiasmo. Ciò nonostante, gli scribacchini non mancheranno di scrivere robaccia contro di me nella Musikalische Zeitung. Gli orchestrali erano particolarmente furiosi perché soltanto per incuria sono stati commessi errori proprio nel pezzo più semplice e facile. D’un tratto io ho ordinato loro di fermarsi e ho gridato: ”ricominciamo”. Una cosa del genere lì non era mai accaduta prima. Il pubblico ha testimoniato tutto il suo compiacimento”.

     

    La Sinfonia “Pastorale”, innovativa rispetto al periodo in cui fu composta, è costituita, a livello macroformale, da cinque movimenti piuttosto che dai quattro tipici dell’era classica e a ciascuno di essi è stato attribuito da Beethoven un titolo programmatico. Nell’ordine i titoli sono: Risveglio di piacevoli sentimenti all’arrivo in campagna; Scena al ruscello; Allegra riunione di gente di campagna; Tempesta; Canzoni di pastori e sentimenti piacevoli e di ringraziamento dopo la tempesta. La natura sembra, quindi, protagonista dell’opera, ma solo nel modo in cui può essere vista e sentita dall’uomo e, come tale, per la sua capacità di suscitare sentimenti benevoli e sereni.

    Il primo movimento, Allegro ma non troppo, si presenta calmo e piacevole nella descrizione dei sentimenti provati all’arrivo in campagna. Esso, in forma-sonata, è costituito da sette distinti motivi sviluppati in modo estensivo che conferiscono, con la loro ripetizione, una microscopica tessitura come non ha mancato di notare Yvonne Frindle, forse eccessivamente suggestionata dal titolo programmatico, scrivendo:

     

    “La ripetizione infinita del modello in natura è resa attraverso cellule ritmiche, la sua immensità attraverso pure armonie sostenute”.

     

    Il secondo movimento, Andante molto mosso, anch’esso in forma-sonata e in chiave di si bemolle, si distingue per la serenità arcadica che sembra liberare l’uomo da tutti i problemi quotidiani. Esso inizia con un motivo che, affidato agli archi, rende chiaramente lo scorrere dell’acqua, imitato da due violoncelli alle cui note, suonate in sordina, rispondono il resto dei violoncelli e i contrabbassi con note in pizzicato. Verso la fine tre legni imitano i richiami degli uccelli; lo stesso Beethoven nella partitura affidò la rappresentazione del canto degli uccelli a tre strumenti e precisamente l’usignolo al flauto, la quaglia all’oboe e il cucù al clarinetto.

    Il terzo movimento in fa maggiore, in cui sono descritti i divertimenti di un allegro gruppo di contadini, si presenta nella forma di uno scherzo alterato; vi sono, infatti, due trii in tempo binario interrotti alla loro apparizione da un passaggio esuberante in tempo 2/4. Nel Finale ritorna lo scherzo che riporta la calma con un tempo più lento dopo la sfrenata danza dei contadini i quali si accorgono che cominciano a cadere gocce di pioggia.

    Il quarto movimento, Allegro, in fa maggiore, dipinge con accurato realismo un temporale i cui elementi sono descritti con scale cromatiche che evidenziano il passaggio dalle poche gocce di pioggia alla violenta tempesta con tuoni, fulmini e forti venti per arrivare, nel finale, ad una transizione di grande fascino che sembra esprimere la cessazione della tempesta e l’apparizione dell’arcobaleno. Non avendo una cadenza finale, molti critici hanno considerato questo movimento come un’introduzione al quinto, Allegretto, in fa maggiore e in forma di rondò-sonata. Qui il descrittivismo lascia il posto a sentimenti di serenità e quasi ad una preghiera di ringraziamento a Dio, rappresentata da un tema di otto misure che, come nella maggior parte dei finali delle sinfonie, viene enfatizzato. L’opera si conclude con una coda che, secondo Antony Hopkins, presenta la musica più bella della sinfonia. Particolarmente suggestiva è, infatti, in questa parte conclusiva, la ripresa del tema in pianissimo e sottovoce, enfatizzata allentando leggermente il tempo.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 40'