Settimana di Musica Sacra di Monreale Gabrieli, Copland, Dukas & Berlioz

Carlo Boccadoro, direttore

Francesco Tolentino, trombone

Orchestra Fiati e Percussioni O.S.S.

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Domenica
    06 Ottobre 2019

    Ore

    21,00

    Durata

    -

    Prezzi

    - €

    Calendario

Conclude la Settimana di Musica Sacra di Monreale un intenso programma eseguito dall'orchestra di fiati e percussioni dell'OSS con musiche di Gabrieli, Copland, Dukas & Berlioz

  • Programma

  • Giovanni Gabrieli
    Venezia 1557 - Venezia 1612

    Sonata Pian' e forte per ottoni

    Diversamente dalla musica sacra della Scuola Romana, caratterizzata dallo stile a cappella (per coro senza accompagnamento), quella della Scuola veneziana, nel periodo rinascimentale, si presentava più fastosa e più ricca dal punto di vista sonoro non solo perché era accompagnata da strumenti che potevano essere o i due organi della Basilica di S. Marco o strumenti a corda e a fiato come viole, cornetti e trombe, ma era anche composta secondo la tecnica dei cori battenti o spezzati e, quindi, destinata al canto di più cori disposti in cantorie contrapposte. Questa tecnica, chiamata policorale, informa la produzione veneziana di questo periodo e, quindi, anche quella di Giovanni Gabrieli, che fu titolare prima del secondo organo e poi del primo della Basilica di San Marco. Non molto vasta, questa sua produzione, nella quale si nota la sua predilezione per la mescolanza di voci e strumenti, annovera, accanto a composizioni liturgiche, 14 canzoni strumentali e 2 sonate, delle quali la più famosa è la Sonata pian' e forte che, composta nel 1597, come recita il titolo, è la prima composizione ad indicare esplicitamente non solo le dinamiche ma anche la strumentazione. Eseguita, in questa occasione, solo dagli ottoni, la sonata è scritta nello stile policorale veneziano dal momento che  i due gruppi strumentali, formati nella struttura originaria da una parte di violino e tre tromboni naturali (molto meno sonori di quelli moderni) il primo e da un cornetto e tre tromboni naturali il secondo, sono assimilabili a due cori di quattro voci ciascuno. Molto importanti sono le parti superiori che, affidate nella versione originaria al cornetto e al violino, ora si alternano ora suonano insieme dando vita, grazie al rinforzo anche degli altri strumenti, a momenti veramente suggestivi.

    Aaron Copland
    New York 1900 - New York 1990

    Fanfare for the Common Man per timpani, grancassa e ottoni

    "Eugene Goossens, direttore della Cincinnati Symphony Orchestra, mi aveva scritto alla fine di agosto a proposito di un'idea che voleva realizzare in occasione della stagione concertista 1942-1943. Durante la Prima Guerra Mondiale aveva chiesto a compositori britannici una fanfara per iniziare tutti i concerti dell'orchestra. Aveva avuto un tale successo che egli pensò di riprendere questa procedura durante la Seconda Guerra Mondiale con compositori americani".

     

    Così lo stesso Aaron Copland, nella sua autobiografia, ricordò le circostanze della commissione di questa Fanfare for the Common Man, che delle 18 complessive, scritte da altri compositori, fu l'unica a rimanere nel repertorio. Composta in risposta all'entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1942 ed eseguita per la prima volta a Cincinnati il 12 marzo 1943, questa fanfara si ispira a un celebre discorso pronunciato nel 1942 dal vicepresidente Henry A. Wallace nel quale proclamava l'alba del «secolo dell'uomo comune». Questo lavoro si presenta, quindi, come una mesta trenodia in onore dell'uomo comune, quasi un milite ignoto, di fronte al quale l'artista non può non inchinarsi.

     

    Paul Dukas
    Parigi 1865 - Parigi 1935

    Fanfare pour précéder la Péri

    Fu il geniale impresario dei Ballets russes, Serge Diaghilev, a commissionare a Paul Dukas il breve balletto in un unico quadro La Pèri, ma non fu nell'ambito delle manifestazioni della sua compagnia di danza che questo lavoro ebbe il suo battesimo teatrale. Composto tra il 1909 e il 1910 e dedicato alla ballerina Natacha Trouhanova che avrebbe dovuto danzare nel ruolo della Péri, insieme con il grande ballerino Vaslav Nijinsky, il balletto non fu messo in scena da Diaghilev. Questi, convinto che la Trouhanova non fosse abbastanza talentuosa per esibirsi insieme a Nijinsky, annullò, infatti, la rappresentazione. Fu grazie alla tenacia della Trouhanova, la quale chiese a Ivan Clustine di realizzarne la coreografia, che il balletto poté, finalmente, vedere le scene il 22 aprile 1912 al Théatre du Châtelet di Parigi con le scene e i costumi di René Piot, con l'orchestra dei Concerts Lemoureux diretta da Paul Dukas e naturalmente con la Trouhanova nella parte della protagonista, affiancata da Alfred Bekefi nel ruolo di Iskender. Questo balletto, il cui argomento verte attorno alla ricerca dell'immortalità da parte di Iskender, il nome in persiano di Alessandro Magno, che incontra la Peri la quale tiene in mano il fiore dell'immortalità, fu preceduto da una fanfara che aveva lo scopo di richiamare l'attenzione del pubblico particolarmente rumoroso all'inizio della rappresentazione.

    Hector Berlioz
    La Côte-Saint-André, 1803 - Parigi, 1869

    Symphonie funèbre et triomphale per fiati, percussioni e trombone solista. Versione a parti reali di Marcello Panni (prima esecuzione in Italia)

    Marche funèbre (Moderato un poco lento)

    Oraison funèbre (Adagio non tanto, Andantino poco lento e sostenuto)

    Apothéose: Gloire et triomphe (Allegro non troppo e pomposo)

     

     

    Nella prima metà del 1840 il Ministro dell’Interno De Rémusat commissionò a Berlioz una sinfonia da eseguirsi nel mese di luglio per le celebrazioni solenni del decimo anniversario della rivoluzione del 1830, durante le quali sarebbero state traslate le salme degli eroi delle tre giornate nel monumento eretto nella piazza della Bastiglia. Essendo libero di scegliere la forma da dare al lavoro e i mezzi di esecuzione, Berlioz optò per qualcosa di semplice come egli stesso scrisse:

     

    “Io credei che il piano più semplice per una simile opera sarebbe stato il migliore e che una massa di strumenti a fiato era l’unica conveniente per una sinfonia destinata a essere (la prima volta almeno) ascoltata all’aria aperta. Io volli dapprima ricordare i combattimenti delle tre famose giornate in mezzo ad accenti di dolore di una marcia nello stesso tempo terribile e desolata che si sarebbe ascoltata durante il tragitto del corteo; fare ascoltare una specie di orazione funebre o di addio indirizzata ai morti famosi nel momento della discesa dei corpi nella tomba monumentale e infine cantare un inno di gloria, l’apoteosi, quando, sigillata la pietra funebre, il popolo non avrebbe più davanti ai suoi occhi che l’alta colonna sormontata dalla libertà con le ali stese e che si lancia verso il cielo come l’anima di coloro che morirono per essa”.

     

    Nacque così la Symphonie funèbre et triomphale che piacque moltissimo sia alle autorità che al pubblico tanto che l’impresario dei concerti tenuti nella sala di Vivienne ingaggiò Berlioz per l’esecuzione in quattro serate della sinfonia.

    Questo lavoro, qui presentato per la prima volta in Italia nella riduzione a parti reali di Marcello Panni, eseguita già al Festival di musica sacra di Beja, in Portogallo, nel 2011 con grande successo e dettata dalla necessità di eseguirla in uno spazio più ristretto, si caratterizza per una grande struttura sinfonica in tre movimenti, dei quali il primo, Marche funèbre, in forma-sonata, fu eseguito durante il tragitto che il corteo percorse dagli Invalides alla Bastiglia, guidato da Berlioz nella divisa di Garde Nationale. Al primo tema che, esposto dai legni acuti, evita la monotonia della marcia grazie al sincopato dei fagotti e delle trombe, si contrappone una seconda idea tematica di carattere poliritmico con i flauti e i clarinetti che si muovono in 12/8 e gli altri strumenti in 4/4. Protagonista del secondo movimento, Oraison funèbre, è il trombone tenore che dopo essersi prodotto in un intenso quasi recitativo (Adagio non tanto), si libra in una melodia cantabile. L’ultimo movimento, Apothéose: Gloire et triomphe (Allegro non troppo e pomposo), è, infine, una brillante marcia trionfale.

     

    Riccardo Viagrande

     

    Durata: 60'